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Marziani o missionari?


Non le sembra eccessivo, signor segretario? Tutto nasce dal fatto che voi non siete stati ammessi nel governo del Paese?
«Vorrei essere capito bene. Non dico che tutto nasca dal fatto che noi non siamo stati ammessi nel governo, quasi che, col nostro ingresso, di colpo si entrerebbe nell’Età dell’Oro (del resto noi non abbiamo mai chiesto l’elemosina d’esser “ammessi”). Dico che col nostro ingresso si pone fine a una stortura, a una amputazione della nostra democrazia e della dialettica democratica, della vita dello Stato; dico che verrebbe a cessare il fatto che per trentacinque anni un terzo degli italiani è stato discriminato per ragioni politiche, che non è mai stato rappresentato nel governo, che il sistema politico è stato bloccato, che non c’è stato alcun ricambio della classe dirigente, alcuna alternativa di metodi e di programmi. Il gioco è stato artificialmente ristretto al 60 per cento degli eletti in Parlamento. Oggi si parla della forza dei socialisti: ma è chiaro che, con un gioco limitato al 60 per cento della rappresentanza parlamentare, i socialisti si vengano a trovare in una posizione chiave».

Questo le dispiace?
«Mi sembra un gioco truccato, oltre al fatto che bisogna vedere come il Psi sta usando questa posizione chiave di cui gode anche grazie alla nostra esclusione. Per esempio, potrebbe usarla proprio per rimuovere la pregiudiziale contro di noi. A quel punto le possibilità di ricambio, cioè di una reale alternativa – e, nel suo ambito, anche di un’alternanza – sarebbero possibili, sarebbero a vantaggio generale e, a me sembra, a vantaggio dello stesso Psi, in quanto partito che ha anch’esso una sua insostituibile funzione nel rinnovamento del paese. Oppure, i socialisti possono seguitare a usare la loro posizione per accrescere il potere del loro partito nella spartizione e nella lottizzazione dello Stato. E allora la situazione italiana non può che degradare sempre più».

Dica la verità, signor segretario lei ritiene che i socialisti stiano seguendo piuttosto questa seconda via, non la prima.
«Ebbene, non sono io che lo penso, sono i fatti a dircelo. Nel ’77 i socialisti si impegnarono a rimuovere la pregiudiziale democristiana contro di noi. Nel ’78 ripeterono l’impegno, ma al primo veto della Dc, l’accettarono come un dato immutabile. Badi bene: non dico che dovevano farlo per i nostri begli occhi. Ma se il problema di fondo della democrazia italiana è, come anch’essi riconoscono, la mancanza di un ricambio di classe dirigente, capace di avviare un rinnovamento reale e profondo, dovevano farlo per se stessi e per il paese. Nell’80, poi, hanno addirittura capovolto la loro linea e, da una timida richiesta di far cadere le pregiudiziali anticomuniste, sono passati all’alleanza con la destra democristiana, quella del “preambolo”, cioè della più ottusa discriminazione contro di noi e della divisione del movimento operaio. I socialisti pensano di crescere più in fretta al riparo di una linea come quella del “preambolo”. Io non credo che sarà così.
«Ma poi, quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia, la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude».