Rieducazione politica
tratto da Liberazione Umana di Achille Ochetto
In Italia dopo la caduta di Berlusconi si pensa di oltrepassare la fase transitoria del governo dei tecnici con la ricerca di un nuovo leader. E’ del tutto evidente che le singole personalità hanno una funzione in politica, come del resto anche in altre attività umane. Dei leaders – al plurale – sono dunque necessari. Ma quello che non va è l’ossessione leaderistica, molto spesso affidata esclusivamente all’immagine, con la quale si tende a oltrepassare i problemi reali della politica, che sono corali e riguardano la contrapposizione degli interessi, l’idea stessa di Paese che si vuole costruire e, soprattutto, i reali rapporti di forza non solo politici ma anche sociali.
Di fronte a rapporti sociali avversi anche il più geniale dei politici è destinato a soccombere. Togliatti non è andato al governo non perché era più stupido di Bersani, ma perché la situazione storica non lo consentiva. Tuttavia gran parte dell’opinione pubblica , anche grazie al personalismo incoraggiato dai mass media, non la pensa così. Guarda solo all’immagine o alla trovata dell’ultimo momento. Pertanto se vogliamo per davvero riavvicinare i cittadini alla vera politica si rende necessaria una formidabile opera di rieducazione culturale.
Invece oggi non di parla di problemi e di programmi ma di carisma. Secondo questa visione magica – giacché siamo tornati all’era degli stregoni – il leader comanda, dispone, affronta, indica, prospetta, promuove, organizza, scende in campo, trama, complotta, agita, incoraggia, infiamma, persuade ed entusiasma, elogia e premia, rimprovera e ammonisce, condanna e punisce, biasima e castiga, realizza e soprattutto pensa di pensare in grande. In realtà il leader carismatico nasce dalla disponibilità di una comunità – sia essa una tribù, un partito, un paese, una nazione, un popolo – di considerare carismatico un energumeno che si dà un gran da fare per se stesso, facendo credere, per un periodo il più delle volte sufficientemente breve, di essere capace di affrontare e risolvere i problemi essenziali della propria gente.
Invece bisogna gridare forte che c’è bisogno di dirigenti politici a tutti i livelli. Possibilmente nuovi. Il dirigente politico, il capo naturale, è una persona dotata della capacità di entrare in sintonia con i problemi del suo tempo e della sua comunità e che usa tale dote per creare armonia, risolvere controversie, indicare vie d’uscita attraverso la persuasione e un innato amore per la vita. Anche l’intellettuale – inteso non nel senso riduttivo del tecnico – a volte può essere un capo spirituale che assolve, anche indirettamente, la stessa funzione dirigente del capo naturale. Ma ciò, negli ultimi tempi è avvenuto raramente. Perché anche l’intellettuale è stato tentato dall’ idea di carisma e dalla perdita della differenza tra servizio e potere. Nella mia prossima conversazione parlerò della differenza tra funzione di servizio e potere.
In Italia dopo la caduta di Berlusconi si pensa di oltrepassare la fase transitoria del governo dei tecnici con la ricerca di un nuovo leader. E’ del tutto evidente che le singole personalità hanno una funzione in politica, come del resto anche in altre attività umane. Dei leaders – al plurale – sono dunque necessari. Ma quello che non va è l’ossessione leaderistica, molto spesso affidata esclusivamente all’immagine, con la quale si tende a oltrepassare i problemi reali della politica, che sono corali e riguardano la contrapposizione degli interessi, l’idea stessa di Paese che si vuole costruire e, soprattutto, i reali rapporti di forza non solo politici ma anche sociali.
Di fronte a rapporti sociali avversi anche il più geniale dei politici è destinato a soccombere. Togliatti non è andato al governo non perché era più stupido di Bersani, ma perché la situazione storica non lo consentiva. Tuttavia gran parte dell’opinione pubblica , anche grazie al personalismo incoraggiato dai mass media, non la pensa così. Guarda solo all’immagine o alla trovata dell’ultimo momento. Pertanto se vogliamo per davvero riavvicinare i cittadini alla vera politica si rende necessaria una formidabile opera di rieducazione culturale.
Invece oggi non di parla di problemi e di programmi ma di carisma. Secondo questa visione magica – giacché siamo tornati all’era degli stregoni – il leader comanda, dispone, affronta, indica, prospetta, promuove, organizza, scende in campo, trama, complotta, agita, incoraggia, infiamma, persuade ed entusiasma, elogia e premia, rimprovera e ammonisce, condanna e punisce, biasima e castiga, realizza e soprattutto pensa di pensare in grande. In realtà il leader carismatico nasce dalla disponibilità di una comunità – sia essa una tribù, un partito, un paese, una nazione, un popolo – di considerare carismatico un energumeno che si dà un gran da fare per se stesso, facendo credere, per un periodo il più delle volte sufficientemente breve, di essere capace di affrontare e risolvere i problemi essenziali della propria gente.
Invece bisogna gridare forte che c’è bisogno di dirigenti politici a tutti i livelli. Possibilmente nuovi. Il dirigente politico, il capo naturale, è una persona dotata della capacità di entrare in sintonia con i problemi del suo tempo e della sua comunità e che usa tale dote per creare armonia, risolvere controversie, indicare vie d’uscita attraverso la persuasione e un innato amore per la vita. Anche l’intellettuale – inteso non nel senso riduttivo del tecnico – a volte può essere un capo spirituale che assolve, anche indirettamente, la stessa funzione dirigente del capo naturale. Ma ciò, negli ultimi tempi è avvenuto raramente. Perché anche l’intellettuale è stato tentato dall’ idea di carisma e dalla perdita della differenza tra servizio e potere. Nella mia prossima conversazione parlerò della differenza tra funzione di servizio e potere.