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Analfabetismo

"La Città futura", p. 2

Perché in Italia ci sono ancora tanti analfabeti? (1). Perché in Italia c'è troppa gente che limita la propria vita al campanile, alla famiglia. Non è sentito il bisogno dell'apprendimento della lingua italiana, perché per la vita comunale e famigliare basta il dialetto, perché la vita di relazione si esaurisce tutta quanta nella conversazione in dialetto. L'alfabetismo non è un bisogno, e perciò diventa un supplizio, un'imposizione di prepotenti. Per farlo diventare bisogno occorrerebbe che la vita generale fosse più fervida, che essa investisse un numero sempre maggiore di cittadini, e così facesse nascere autonomamente il senso del bisogno, della necessità dell'alfabeto e dellalingua. Ha più giovato all'alfabetismo la propaganda socialista di tutte le leggi sull'insegnamento obbligatorio (2). La legge è un'imposizione: può importi di frequentare la scuola, non può obbligarti a imparare, e, quando abbia imparato, a [non] dimenticare. La propaganda socialista desta subito il sentimento vivo del non essere solo individui di una piccola cerchia d'interessi immediati (il comune e la famiglia), ma i cittadini di un mondo più vasto, con gli altri cittadini del quale bisogna scambiare idee, speranze, dolori. La coltura, l'alfabeto ha così acquistato uno scopo, e fino a quando questo scopo vive nelle coscienze, l'amore del sapere si affermerà imperioso. E' verità sacrosanta, di cui i socialisti possono andar fieri: l'analfabetismo sparirà completamente, solo quando il socialismo l'avrà fatto sparire, perché il socialismo è l'unico ideale che può fare diventare cittadini, nel senso migliore e totale della parola, tutti gli italiani che ora vivono solo dei loro piccoli interessi personali, uomini nati solo a consumar vivande (3).

Note

(1) Nel 1917 in Italia gli analfabeti erano circa un terzo della popolazione di età superiore ai nove anni. 
(2) Per una ripresa di questo spunto, cfr. più avanti Il socialismo e l'Italia, PP. 349-52. 
(3) Cfr. Orazio, Epistole I, 2, 27 (" nos numerus sumus et fruges consumere nati ").