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Blocco storico

Renato Zangheri, Sindaco di Bologna per il PSI (1970-1983), capogruppo alla Camera per il PCI (1983-1987), rettore dell’Università di San Marino fino al 1994.

Si confonde spesso il concetto gramsciano di blocco storico, che è un concetto storico e analitico, con quello di alleanze sociali, o di blocco sociale. Gramsci aveva posto con grande chiarezza il problema delle alleanze della classe operaia nella sua azione di dirigente del partito comunista, e specialmente negli ultimi anni prima dell'arresto. Nelle tesi del congresso di Lione (gennaio 1926) è affermata la necessità di porre in prima linea, fra gli alleati del proletariato industriale e agricolo, i contadini del Mezzogiorno e delle Isole. Nello scritto sulla Questione meridionale (novembre 1926) Gramsci indica «il consenso delle larghe masse contadine» come la condizione per mobilitare contro il capitalismo la maggioranza della popolazione lavoratrice.
Gli intellettuali hanno nella formazione delle alleanze, nella concreta situazione italiana, un ruolo decisivo. Essi infatti contribuiscono a legare nel Mezzogiorno i contadini ai grandi proprietari terrieri. È necessario spezzare questo legame attraverso la formazione nella massa degli intellettuali di una tendenza di sinistra «nel significato moderno del termine, cioè orientata verso il proletariato rivoluzionano».
Su un altro piano, come abbiamo detto, si pone il concetto di blocco storico, che tocca la questione teorica centrale del marxismo: il rapporto fra struttura e soprastruttura, fra teoria e pratica, fra forze materiali e ideologie. Gramsci respinge ogni visione deterministica e meccanicistica di questo rapporto. Non esiste una struttura che muove unilateralmente il sovrastante mondo delle idee, non c'è una semplice connessione di causa ed effetto, ma un insieme di relazioni e reazioni reciproche, che vanno studiate nel concreto svolgimento storico.
È fondamentale a questo proposito la ricerca condotta nei Quaderni del carcere.
Gramsci tende a considerare astratta la distinzione fra struttura (i rapporti sociali di produzione) e soprastruttura (le idee, i costumi, i comportamenti morali, la volontà umana). Nella concretezza storica c'è convergenza fra gli uni e gli altri, una convergenza che conosce la distinzione e la dialettica, ma che si risolve in una «unità reale».
«La pretesa (presentata come postulato essenziale del materialismo storico) - scrive Gramsci - di presentare ed esporre ogni fluttuazione della politica e dell'ideologia come una espressione immediata della struttura, deve essere combattuta teoricamente come un infantilismo primitivo, o praticamente deve essere combattuta come la testimonianza autentica del Marx, scrittore di opere politiche e storiche concrete».
Esiste infatti una difficoltà di identificare di volta in volta, staticamente, la struttura.
In realtà la struttura intesa separatamente dal processo storico, in sé, non esiste: e per quanto essa è obiettivamente rilevabile, è un movimento entro la storia, non una realtà al di fuori o sottostante la storia. Per queste ragioni la politica deve tener conto delle tendenze di sviluppo della struttura, che non tutte è detto debbano necessariamente realizzarsi. Di qui la possibilità dell'errore politico, che il materialismo storico meccanico invece esclude, ritenendo che ogni atto politico sia rigidamente determinato dalla struttura. Si tratta invece di cogliere un movimento e le sue contraddizioni.
Lo stesso criterio vale per l'esame delle relazioni fra teoria e pratica. Anche nei nuovi sviluppi del materialismo storico, osserva Gramsci, riferendosi probabilmente all'esperienza sovietica, «l'approfondimento del concetto di unità della teoria e della pratica non è ancora che ad una fase iniziale: ancora ci sono dei residui di meccanicismo. Si parla ancora di teoria come "complemento" della pratica, quasi come accessorio».
Tutta la polemica di Gramsci è rivolta contro l'economicismo e il pragmatismo degli interpreti del marxismo della II e della III Internazionale, e al tempo stesso contro ogni concezione idealistica, speculativa, che annulla o subordina i fatti pratici e materiali. C'è, al contrario, una «reciprocità necessaria» fra strutture e soprastrutture: «reciprocità che è appunto il processo dialettico reale».
Sottolineare il valore degli elementi di cultura e di pensiero ha un significato non solo teorico e di metodo storico, e qui ci riallacciamo al problema delle alleanze e degli intellettuali: il consenso, la direzione politica e culturale, sono «forma necessaria del blocco storico concreto». Nessuna formazione storica dotata di consistenza e di avvenire può prescindere da una sua espressione intellettuale e morale, da un suo cemento di idee e di valori.

Gramsci I QUADERNI DEL CARCERE ED ECHI IN GUTTUSO

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