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Marziani o missionari?


Vuole indicare secondo lei le cause di questa decadenza?
«È la questione morale che oggi divora la Dc, come divora le istituzioni. E, andando più al fondo, è la insuperata discriminazione contro di noi, sulla quale ha finora retto il sistema politico e di potere della Dc, che oggi si sgretola. L’ultima edizione della politica di preclusione contro il Pci – il “preambolo” – ha consegnato la Dc alla sua destra interna e alle alleanze che questa preferisce, ma che la consumano, che la rendono più arrogante, ma più debole. Le conseguenze si vedono. Nelle città fasce di strati sociali hanno abbandonato la Dc: strati di lavoratori, di giovani, di donne, di medio ceto, di borghesia, di imprenditori, di professionisti. Questi non credo siano voti “in libera uscita”: sono voti che difficilmente rientreranno in “caserma”».

Il governo Spadolini è una novità…
«Ho detto che è una delle sconfitte più brucianti per la Dc…».

Ma voi sembrate assai tiepidi verso questo esperimento. Perché?
«Siamo stati I primi e, all’inizio, i soli a chiedere che alla presidenza del Consiglio andasse una personalità non democristiana. Ed è significativo che questa personalità sia proprio Spadolini, perché è stato lui e il suo partito che, insieme a noi, hanno sollevato con maggiore energia la questione morale e lo scandalo della P2. Anche sul problema dell’indipendenza della magistratura Spadolini è stato assai fermo e gliene va dato atto. Del resto, sono bastati questi limitati segnali per creare nervosismo all’interno della maggioranza, nella quale si sente già parlare di nuova crisi e di fine prematura della legislatura. Anche la nomina dei vertici militari e dei servizi di sicurezza è avvenuta per iniziativa prevalente del presidente del Consiglio e ciò ha accentuato il malessere nella Dc».

Dunque, un giudizio positivo al cento per cento?
«Purtroppo no. Spadolini ci ha deluso molto quanto ai criteri seguiti nella formazione del governo, che sono stati quelli della lottizzazione fra i partiti e le loro correnti interne, esattamente come sempre. Non c’è stato si questo punto il benché minimo segnale di mutamento, una distinzione, un’autonomia del presidente del Consiglio dalle segreterie dei partiti, e tra governo e partiti…»