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da Cinquantamila Giorni Corriere della Sera



Giovedì 7 giugno 1984

Enrico Berlinguer colpito da ictus

• Enrico Berlinguer arriva a Padova verso mezzogiorno. Viene da Genova e in serata è atteso in piazza della Frutta per un comizio. Scrive le risposte a nove domande di Lamberto Sechi, direttore del Mattino di Padova, poi deve incontrare una delegazione di operai della Galileo. Alle nove e mezza, senza cena, arriva in piazza. Fa freddo e ogni tanto si vedono lampi in cielo. Enrico Berlinguer indossa una giacca a quadrettini e una camicia bianca. Parla per mezz’ora, poi una frase si spezza: «Siamo di fronte a un momento pieno d’insidie per le istituzioni della Repubblica. Ma è certo che…». Si aggrappa al leggìo, si gira per avere un bicchiere d’acqua. Beve ma è colto da colpi di tosse e conati. Dando le spalle ai militanti, vomita due volte. La piazza gli fa coraggio scandendo il suo nome, va avanti fino alla conclusione quando ormai pronuncia frasi smozzicate. Finisce, si copre il volto con un fazzoletto, lo fanno scendere dal palco sostenendolo. Antonio Tatò lo accompagna in albergo, insieme a lui c’è anche il primario pneumologo Giuliano Lenci, che conosce Berlinguer da anni ed era in piazza ad ascoltare il comizio. Lo mettono a letto, dice d’aver sonno, tranquillizza parlando di un disturbo gastrico ma il dottore s’accorge che sta molto male. Con l’ambulanza arriva in ospedale, gli fanno la Tac e l’angiografia: è un ictus molto serio. Alle 23.40 il professor Salvatore Migrino lo opera alla clinica neurologica di Padova.